Quando pensiamo alla fotografia, spesso immaginiamo set perfetti, luce ideale e inquadrature studiate. Ma per Raffaele Campanelli, la fotografia non è solo tecnica o estetica. È soprattutto uno strumento di connessione umana, un viaggio interiore che va oltre l’obiettivo della macchina. Raffaele non ama definirsi un fotografo professionista, bensì un essere umano con una visione, una curiosità che lo spinge a raccontare il mondo con la sua Fujifilm al collo, compagna di avventure fotografiche e testimone silenziosa delle sue esperienze.

Abbiamo imparato ad apprezzare gli scatti e i progetti di Raffaele soprattutto per la sua voglia di “invertire la rotta”, ovvero di immaginare una fotografia dove la scoperta del soggetto è centralizzata.

La sua scelta di attrezzatura riflette questa filosofia. Oltre alla più moderna Fujifilm X-T5, Raffaele ha un legame particolare con i modelli più datati come la X-E2s e la X-PRO1.

Queste fotocamere, pur non essendo le ultime sul mercato, continuano a offrirgli l’essenza della fotografia: semplicità, qualità e un contatto autentico con l’immagine. Raffaele ama l’estetica e la compattezza di queste fotocamere, che lo aiutano a essere discreto e a fondersi con l’ambiente, soprattutto nei progetti più intimi o documentaristici.

Ma, come ci racconta lui stesso, l’equipaggiamento è solo un mezzo: ciò che conta davvero è lo sguardo con cui si osserva il mondo.

Intervista a Raffaele Campanelli

Benvenuto, Raffaele. Come è nata la tua passione per la fotografia?

Osservando mio padre lavorare in camera oscura, sono rimasto affascinato da quella magia: vedere l’immagine formarsi lentamente davanti agli occhi ha provocato in me un sentimento di meraviglia e di grande curiosità. Da ragazzino, ho iniziato a scattare fotografie con le vecchie macchine a pellicola con focale fissa, immortalando piccoli eventi familiari e, successivamente, esplorando la mia città, Benevento.

Sappiamo che sei legato da anni al sistema Fujifilm, puoi spiegarci perché?

Come l’ape viene attratta dal colore dei fiori, così io sono stato catturato a prima vista dal corpo accattivante ed armonico della Fujifilm per poi apprezzarne l’anima, un rapporto che dura da tempo e che spero durerà ancora per tanti anni.

Una mirrorless dal carattere analogico con tutte le impostazioni a vista grazie alle ghiere dei tempi di scatto, ISO, compensazione esposizione, raffica e tante altre opzioni che ricordano le vecchie analogiche, ma mai così pratiche e moderne.

Quali sono le implicazioni pratiche di una scelta di stile come questa?

Tutte queste regolazioni “meccaniche” diventano  molto semplici ed intuitive e per me, che sono pigro ad entrare nei menù, diventano preziosi e rendono le regolazioni molto veloci e versatili sia negli esterni che in studio.

 Pur avendo una X-T5 da 40 megapixel conservo e utilizzo regolarmente versioni più datate e difficilmente vorrò venderle perché ognuna di esse conferisce alle immagini un proprio carattere unico e irripetibile.

Queste caratteristiche mi permettono di affrontare situazioni dalle più statiche a quelle più dinamiche con molta disinvoltura e realizzare i miei progetti fotografici che sono molto apprezzati dalla comunità fotografia FIAF (Federazione Italiana Associazioni Fotografiche) di cui faccio parte e con la quale condivido diversi progetti attraverso pubblicazioni e mostre.

Progetti fotografici: catturare storie e territori

Uno dei lavori più significativi di Raffaele è “Passaggio a Oriente”, un reportage che racconta il cicloturismo lungo le antiche vie della Via Appia e della Via Traiana. Questo progetto va oltre la semplice documentazione di un viaggio: è un racconto di vite, incontri e storie che si intrecciano lungo strade che hanno visto secoli di storia. Le fotografie catturano i volti dei viaggiatori, ognuno con il proprio sogno e percorso personale. “Passaggio a Oriente” è uno spaccato di vite in movimento, sospese tra il passato e il futuro.

Benevento per la presenza della Via Appia e Traiana si conferma dopo più di duemila anni snodo  fondamentale verso l’oriente. Il cicloturismo è fortemente attivo sia d’inverno che d’estate, una forma sommersa di un turismo minore, ma proprio per questo affascinante e  e misterioso. 

Un progetto fotografico che al momento raccoglie volti e storie di questi eroici e spesso solitari viaggiatori diretti, attraversando l’Adriatico a Brindisi risalgono i Balcani per raggiungere la Russia come Veronica col suo cane Lala o, come Lukas, Polacco, l’ Indonesia.

 Le loro storie sono tutte in un Guest book che ho lasciato al centro visite della LIPU (Lega italiana Per gli Uccelli). Inoltre li seguo nei loro itinerari sui social in modo tale che un po’ della mia anima viaggia con loro.

Tradizioni e comunità: il Sannio attraverso l’obiettivo

Un altro progetto che ha segnato profondamente la carriera di Raffaele è “Le Tradizioni del Sannio”, un lavoro che esplora le manifestazioni religiose e popolari nel territorio beneventano. Le fotografie di questo progetto sono ricche di dettagli, capaci di catturare la spiritualità e la forza delle tradizioni che ancora oggi animano queste comunità. Tra le immagini più forti ci sono quelle dei “Battenti di Guardia Sanframondi”, un rituale antico in cui i partecipanti si autoflagellano in segno di devozione. Raffaele è riuscito a catturare non solo la fisicità del gesto, ma anche l’intensità emotiva che lo accompagna.

Il Sannio Beneventano conserva intatte molte tradizioni religiose come quella dei battenti di Guardia Sanframondi, San Lorenzo Maggiore e la Valle Vitulanese con le numerose processioni di Sant’Antonio lungo le colline della vallata.

Per quest’ultima il Convento Basilica promuove ogni anno un concorso fotografico che ha anche lo scopo di documentare attraverso un ricco archivio fotografico questa antica manifestazione di culto.

Come giudichi il tuo rapporto con il territorio in cui vivi?

Amo il mio territorio, quello di Benevento che conosco bene, ma che mi sorprende ogni volta che lo attraverso.  Viaggio di prossimità, quindi,  non disdegnando viaggi che mi portano anche molto lontano dalle nostre tradizioni, dai nostri paesaggi, dal nostro cibo ma ritrovando sempre tanti aspetti umani che ci accomunano e ciò mi provoca stupore e commozione.

Fotografia come strumento sociale

La fotografia per Raffaele non è solo un mezzo per esplorare il mondo, ma anche per dare voce a chi spesso rimane ai margini. Un esempio di questo approccio è il progetto “Ritratti d’Anima”, realizzato in collaborazione con una comunità terapeutica. L’idea alla base di questo lavoro era di usare l’autoritratto come strumento terapeutico, permettendo agli ospiti della comunità di esprimere emozioni e stati d’animo attraverso la fotografia. In questo progetto, Raffaele ha messo da parte la sua visione per lasciare spazio a quella degli altri.

L’idea era che ciascuno imparasse non attraverso una lezione frontale, ma confrontandosi con gli altri, osservando i propri scatti e quelli degli altri partecipanti. In questo modo, i concetti tecnici emergevano dall’esperienza diretta, dal dialogo e dall’introspezione.

Inizialmente era stato chiesto di condurre un classico corso di fotografia, ma Raffaele ha deciso di ribaltare completamente il concetto. Invece di impartire lezioni tradizionali su composizione, luce e diaframma, ha messo la fotocamera direttamente nelle mani dei partecipanti, invitandoli a scattare autoritratti.

Attraverso l’utilizzo dell’autoscatto i nostri amici sono riusciti ad interpretare vari sentimenti dell’animo umano di cui poi sono stati oggetto di dibattito collettivo.

Erano molto contenti di essere protagonisti, ma soprattutto sono riusciti a parlare di sé, dei propri stati d’animo e di facilitare così il rapporto terapeutico.

Per chi volesse approfondire questo affascinante progetto, vi invitiamo all’evento “Linguaggi, Identità e Gruppo: l’Arte come Cura nella Salute Mentale”, che si terrà il 18 ottobre 2024, presso il Palazzo San Domenico a Benevento. Durante la giornata, Raffaele presenterà il reportage insieme agli ospiti e agli operatori del Borgo Sociale di Roccabascerana, in una mostra fotografica e convegno che esplorerà il rapporto tra arte, gruppo e psicoanalisi​.

Totem e tabù

Due dittici di otto fanno parte di un progetto collettivo della FIAF prima menzionata sul tema Totem e Tabù. Nel primo dittico ho voluto affrontare il tema attuale  delle morti sul lavoro e l’atteggiamento fatalistico della signora che regge in mano un ex voto per grazia ricevuta. Il secondo dittico invece con tutta evidenza ci parla dell’emancipazione femminile.

Viaggi e territorio: una continua fonte di ispirazione

Oltre ai progetti a lungo termine, Raffaele trova continua ispirazione nei suoi viaggi, soprattutto quelli di prossimità. Il territorio di Benevento, con le sue colline e i suoi paesaggi rurali, è una fonte inesauribile di immagini che raccontano la bellezza nascosta della quotidianità. Nei suoi viaggi più lontani, invece, Raffaele cerca di ritrovare lo stesso sguardo: quello che coglie il dettaglio umano anche nelle situazioni più straordinarie.

La Fujifilm serie X T5 per la sua leggerezza, ergonomicità e versatilità è ideale per viaggi anche lunghi e impegnativi. Nonostante la Fuji abbia zoom eccezionali preferisco usare quasi esclusivamente focali fisse e ciò non mi pesa affatto.

Mi piace andare con le gambe su e giù e assumere posizioni goffe e asimmetriche, ma quanto è bello lavorare con diaframma 1.4 ! Quanto con le Fujifilm!

Un approccio autentico alla fotografia

Per Raffaele, la fotografia è un mezzo per esplorare, comprendere e raccontare il mondo che ci circonda. Che si tratti di antiche tradizioni, storie di viaggio o progetti sociali, il suo approccio è sempre lo stesso: cercare l’essenza umana in ogni scatto. Attraverso l’obiettivo delle sue Fujifilm, sia i modelli più moderni come la X-T5, sia quelli più datati come la X-E2s e la X-PRO1, Raffaele continua a costruire un dialogo tra la tecnica e l’emozione, tra la storia e l’individuo.